La lirica appartiene a "La patria del racimo", settima sezione (interamente dedicata all'Italia) di Las uvas y el viento. L'isola di Capri, dove il poeta soggiornò insieme a Matilde Urrutia dal gennaio al giugno 1952, è sentita dal poeta come una gemma solitaria, un prodigio naturale, un calice di liquide trasparenze elevato al cielo. Neruda coglie perfettamente ciò che è Capri, un'isola meravigliosa in un mare di problemi i quali attanagliano questa terra che ,però, non smette mai di stupire per le sue risorse.
Chioma di Capri
Capri, regina di roccia,
nella tua veste
color giglio e amaranto
vissi sviluppando
la fortuna e il dolore, la vigna piena
di grappoli radiosi
che conquistai sulla terra,
il tremulo tesoro
di aroma e di chioma,
luce zenitale, rosa estesa,
favo del mio pianeta.
Sbarcai d'inverno.
La sua veste di zaffiro
l'isola conservava ai suoi piedi,
e nuda sorgeva nel suo vapore
di cattedrale marina.
Era di pietra la sua bellezza. In ogni
frammento della sua pelle rinverdiva
la primavera pura
che nelle crepe nascondeva il suo tesoro.
Un lampo rosso e giallo
sotto la tenue luce
giaceva sonnolento
aspettando l'ora
di scatenare il suo potere.
Sulla sponda di immobili uccelli,
in mezzo al cielo,
un rauco grido, il vento
e l'indicibile spuma.
D'argento e pietra la tua veste, appena.
Pablo Neruda
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